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Concorso “Er Giòo der Ponte”: vince Athos Valori

 valoriNella storica Sala delle Baleari a palazzo Gambacorti, venerdì 11 giugno, si sono dati convegno gli amanti del vernacolo per assistere alla premiazione  della XX edizione del Concorso “Er Giòo der Ponte”, organizzato dall’ Associazione “Amici del Gioco del Ponte” e da Er Tramme. Erano presenti il  consigliere comunale Giuliano Bani in rappresentanza dell’Assessore Eligi, il comm. Antonio Veronese e M. Angela Frattini per il Comitato organizzatore del Gioco del Ponte , Paolo Gianfaldoni in rappresentanza dell’ACI (sponsor dei premi messi in palio), Tommaso Prescimone e Nicola Farnesi nuovi componenti del consiglio dell’ Associazione degli “Amici del Gioco del Ponte” che proprio questo anno festeggia i 40 anni di vita. Prima di iniziare la premiazione, Lorenzo Gremigni, Fabiano Cambule e Claudio Bini del C.G.S. hanno interpretato in maniera encomiabile “La gloria di Pisa” il poemetto di Domenico Sartori scritto nel 1935. Un lungo applauso ha salutato i giovani lettori. Umberto Moschini, Presidente dell’Associazione “Amici del Gioco del Ponte” ha premiato i tre giovani con una targa in ricordo di Ferruccio Giovannini, ideatore del carrello e fondatore del Pisa Sporting Club. La Giuria, formata da Umberto Moschini (presidente) Alessandro Bellincioni (al quale è stato inviato un saluto perché presto si ristabilisca), Giancarlo Cini, Paolo Gianfaldoni, Lorenzo Gremigni e Benozzo Gianetti (segretario), ha decretato la classifica:

1° Celatino d’oro a Athos Valori
2° Celatino d’argento a Dino Grandi
3° Celatino di bronzo a Fulvio Sodi
Segnalati: Dina Paola Cosci, Carlo Caterini e Stefano Bianchi

Il Presidente Moschini  dopo la premiazione, ha parlato del quarantennio della sua associazione che si sta rinnovando grazie all’adesione di nuovi giovani elementi per dare vita a diverse attività che tengano vivo il Gioco. Ha ricordato i venti anni del Concorso che ha spinto poeti e scrittori a cantare le bellezze di Pisa, la sua antica gloria, le gesta di San Ranieri, la bellezza del Gioco del Ponte che deve continuare ad essere l’evento più importante di tutto l’anno pisano. Ha infine ringraziato Er Tramme, la Casa Editrice Bandecchi e Vivaldi e il Direttore Benozzo Gianetti per aver continuato a credere nel Concorso vernacolo tanto da giungere alla XX edizione. E non ci fermiamo qui. Alla fine del mese sarà divulgata la cartolina celebrativa del Gioco con il sonetto vincitore di Athos Valori, illustrata da Mauro da Caprile.

Il Direttore Gianetti ha accolto le istanze del presidente e ha promesso di stampare i secondi dieci anni del Concorso come fu fatto per i primi dieci, con la speranza di trovare qualche sponsor.

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Le poesie vincenti

 


Er Padreterno l’ha voluta lì

 di Athos Valori


 

Ci provo ma, cercate di ‘apì:
per dì quarcosa della mi’ città
sedici verzi ‘n possono bastà.·
Ristio d’un dì quello ‘he ciò da dì!

‘Un so nemmen da ‘ndove ìncomincià…
Se quella Piazza bella da morì
er Padreterno l’ha voluta lì,
er su’ motivo c’è, ci pòi giurà!

Quarcosellina ‘n più qui ci sarà
se viengon tutti ‘vi per istudià
e fann’a’ picchi pe’ rimané qui.

se c’è chi ci sta male … ma ci sta,
se l’Arno, doppo tanto scorrazzà,
viene a baciàcci, prima di sparì.

O quella Torre?  E’ tutt’un su e ‘ngiù! 
Mi tocca smètte’, verzi ‘n ce n’ho più.


Radio Palle di Ponte

di Dino Grandi


A Pisa, gli studienti, a Carnovale,
ciavevano ‘na Radio divertente
che, ‘n Banchi, dar palazzo comunale,
scherzava su’ defetti della gente.

Palle di Ponte, ‘r nome originale.·
De’ ponti, pe’ la guerra, ‘un restò niente.·
Ma, anco senza, ci fu ‘r ‘radiogiornale
cor su’· umorismo , sempre più pungente.

Da “Striscia la notizia” gliè copiato,
pe’ sputtanà ‘r politïo nostrano
che s’è all’ingabojà specializzato.

Ora ci s’ha ‘r Ponte di Mezzo sano,
‘ndov’è, cor giòo di Giugno, dimostrato
che razza d’attributi cià ‘r Pisano.

 

 


‘N Prima Fila

di Fulvio Sodi



 Nell’Aula Magna su ner Paradiso,
póo prima ‘he t’inizi ‘r Giòo der Ponte,
santi, scienziati e ‘Golino ‘r Conte
discutan’accardàt’e rossi ‘n viso.

Pisani “dòcche”, genti d’eccellenza,
ma pe’ gustassi ‘r giòo dar posto meglio
chiariscano, precisi ner dettaglio,
perché dev’avé’ llui la precedenza.

Chi è Santo, chi lottò cór Saraceno,
chi fece scòl’a tutti li scienziati,
chi risanò ‘n ber mucchio di malati …
nessuno vòle dì’ di ‘ontà’ mmeno.

Ar fine vince ‘r grand’amor fraterno
e dato ‘he ‘r Galileo gliè ‘n po’ accëato,
er posto meglio a llui viene assegnato
…fiato sprëato …. c’è già ‘r Padreterno!

Le poesie segnalate

 


E Pisa m’entrò ner sangue……

di Carlo Caterini


Nonno le sapeva tante storie
di Pisa.  Mi garbavan da morì’.
Leggende delle passate grorie
che, ‘ncantata io stavo a sentì’.
Kìnsia, Musetto, e’ Levantini…
Saranieri ‘on le su’ ditate
poi, la gran festa de’ Lampanini…
Eran come racconti delle Fate.
Son cresciuta ‘n loro ‘ompagnia. 
Pisa la rivedo ‘ome gliera,
armen coll’occhi della fantasia:
una città resa forte, fiera,
siüro anco da’ mi’ antenati. 
Nonno ‘nviò ‘vand’ero piccinina,
co’ su’ racconti veri o ‘nventati
a fà’ Pisana la su’ nepotina…
Dina Paola Cosci
Orellanno tornai alla Luminara

So’ vecchio!… Ciò ‘n mucchio di dolorini,
ciò ‘ ‘alli a piedi,… male alle budella,…
ma la fígliola assieme a’ nepotini
mi vorsero portà  a rivedella!

– C’è la Luminara ‘ó ‘lampanini! –
Disse. – Si guarda e fòi su Cittadella,
gnamooo!… Si sgranocchian du’ cīalini…
‘Un me la rïordavo ‘osì bella!
Si ‘rivò ‘n Ponte,… Pisa  ‘n era sola,
ce n’era ‘n’artra ‘n Arno… arrovesciata!
‘He carca!… Meno male la figliola

M’attratteneva ‘n quell’immensa ondata,
che spintoni,… eran falli da moviola,
ma Pisa e su’ Lungarni,… esagerata !

 

 


Er Giòo der Ponte (spiegato ai forestieri)

di Stefano Bianchi



Anni addietro, e badate ‘un vi deludo,
che ‘un son bono a ccontavvi le bugie,
nacque come Giòo der Mazzascudo. 
Dove?  In Piazza delle Sette Vie.

Troppo sangue, ‘no scozzo troppo crudo,
ma per mostrà’ che un son scansafatìe,
ora sur Ponte ‘un usan più lo scudo:
pingano ‘n carro, ‘un son corbellerie!

Onni Parte ‘nvia sei squadre a pigià:
Norde e Sudde a rappresentà’ onni vorta
e sulle spallette gente a pregà’

che quell’artri ne piglino ‘na sporta. 
Ma anco ‘vest’anno nun c’è da sperà’:
mi sa che Borea vince anco stavorta.