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 Lo scontro sul Ponte passato alla storia: i ricordi di Federico Soldani

Nella storia recente del Gioco un combattimento sul Ponte in particolare è ancora nella memoria di tante persone a distanza di quasi vent’anni.

Lo scontro fra San Michele e Delfini del 1992 rappresenta, infatti, la versione moderna di quelle battaglie epiche, che l’immaginario collettivo collega a tempi ormai passati e che rimangono inevitabilmente nei ricordi degli appassionati e non solo. Si trattò di un confronto aperto, fra valorosi e possenti combattenti impegnati a misurare la propria forza, intenzionati solo a capitalizzare al meglio gli sforzi ed i sacrifici di un anno intenso di preparazione. Rispetto all’euforia per l’ importante vittoria delle “Aquile”, nei fortissimi avversari australi fece da contrappeso una profonda amarezza, allentata solamente dalla consapevolezza di avere contribuito ad uno scontro unico nell’esperienza moderna di Gioco con il carrello, sicuramente il combattimento di maggior durata: 22 minuti e 33 secondi.

Quell’anno, sul Ponte, nelle fila del San Michele vi era anche un giovane, come tanti si sono avvicinati nel tempo al Gioco, “ir bimbo” per tutti i compagni di squadra: Federico Soldani.

Caratterizzato da un fisico imponente, Soldani si avvicinò alla Magistratura appena ventenne, nel 1991, grazie ad un suggerimento del carismatico Capo Schiera Mario Giaconi, un pisano che “…viveva per il Gioco”. Anche negli anni successivi si adoperò nella Magistratura, allora guidata da Giovanni Berti Mantellassi, salendo sul Ponte fino al 1994 quando fu costretto a ritirarsi definitivamente per problemi fisici.

Si trattò di una parentesi di breve durata, ma intensa e sicuramente indimenticabile per chi come lui ha vissuto quegli anni da vero protagonista, proseguiti ancora dopo con la gestione della Magistratura da parte di Fabrizio Aghini, attuale Consigliere civile della Parte, succeduto nel frattempo a Berti Mantellassi.

Già allora il San Michele era una “corazzata” che non temeva avversari, che pretendeva di confrontarsi con gli avversari più forti che in quegli anno erano il San Marco di Capitan Edo Lupi ed i Delfini del compianto Capitan Walter Sabatini. Si trattava di una forte e sentita rivalità che culminava l’ultima domenica di giugno, esplodendo in scontri sempre avvincenti, che appassionavano e di cui si discuteva ancora molto giorni dopo.

Il San Michele allora era capitanato da Antonio Pucciarelli e Soldani fungeva da jolly nello schema di spinta. Il Capitano lo affidò alle cure della vecchia guardia, di veterani come Andrea Imbelli e “Piedino” Carlotti (così soprannominato per il numero di scarpe che indossava, il 52) i quali, insieme a Mario Giaconi, contribuirono a renderlo partecipe di una “macchina” possente, fra le più forti di quegli anni, che faceva dell’amicizia e dell’attaccamento ai propri colori la vera arma segreta.

L’unicità dello scontro del 1992 risultò la combinazione di alcuni singolari fattori, primo fra tutti una fortissima rivalità fra le Parti. Una settimana prima del Gioco, dietro le insistenze della Magistratura, venne infatti stabilito che il San Michele avrebbe affrontato comunque i Delfini, a prescindere dall’esito degli altri scontri, soddisfacendo così la legittima volontà di entrambe le squadre che si erano preparate appositamente allo scontro durante l’anno, spingendo sempre più forte i pistoni dei carrelli da allenamento.

A ciò si aggiunse un pizzico di strategia, con particolari inediti: sempre una settimana prima, dopo che certe voci (anche nel Gioco le c.d. “spie” hanno un ruolo”) riferirono che i Delfini si stavano allenando in funzione dei comandi tradizionalmente usati da Capitan Pucciarelli, fu deciso prudenzialmente di cambiare le chiamate della spinta. La mossa si rivelò evidentemente vincente, seppure quell’anno – racconta Soldani – il San Michele avrebbe potuto spingere in pressione per almeno altri dieci minuti rispetto al tempo registrato. Venne effettuata una pressione costante, tale da alzare a lungo il carrello, caratterizzata da ripetute spinte contrapposte che spostarono il carrello fino ad un metro e mezzo dalla mezzeria, fino poi a quella definitiva verso la bandierina rossa. Momenti interminabili, compensati dalla consapevolezza delle forze delle rispettive squadre. I Delfini erano capitanati da Walter Sabatini, per molti uno dei migliori capitani della storia del Gioco del Ponte. Nelle fila dei marinesi vi erano possenti e valorosi personaggi come Moreno Baldini detto “Tavolone”, ma anche “Er Gobbo”, secondo i più esperti, nel periodo, il più forte combattente del Gioco in proporzione al peso corporeo.

Ma la rivalità di quegli anni si basava principalmente sul rispetto dell’avversario.

Il lunedì dopo l’epico scontro, in occasione della cena di vittoria nella Magistratura boreale, si presentarono, oltre al Magistrato dei Delfini, Sabatini, Tavolone e il “Gobbo”. Vennero prontamente accolti ed in loro compagnia la serata trascorse in armonia, scambiandosi le impressioni e le sensazioni successive al Combattimento per antonomasia, il più lungo, il più estenuante.

Per la cronaca, nel 1993 Tramontana vinse per il secondo anno di fila il Gioco con il risultato di 5 a 1, così come l’anno successivo quando Tramontana la spuntò alla “bella”.

Intervista di Stefano Gianfaldoni
Foto di copertina di: Maurizio Babboni

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